Tokyo, 26 aprile 2014 – Quattro navi giapponesi sono partite per la prima caccia alle balene nel Pacifico settentrionale, dopo la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che ha ordinato di fermare le campagne nell’Antartide. La flotta è partita dal villaggio di pescatori di Madoka, con l’obiettivo di catturare un tipo di cetaceo non interessato alla sentenza della corte dell’Aja: al massimo di 51 balene, e dunque il 15 per cento in meno delle abituali 60 catturate.
La prima fase della campagna terminerà l’11 giugno, ha reso noto il governo giapponese, insistendo che la caccia ha fini “scientifici”. Si tratta della prima campagna di questo tipo dopo la sentenza del tribunale dell’Onu, alla fine di marzo (che ha stabilito che le spedizioni nell’Oceano Meridionale erano attività commerciali camuffate da fini scientifici); per cui le autorità nipponiche hanno rafforzato la sicurezza attorno alla flotta di imbarcazioni temendo possibili proteste degli attivisti.
L’agenzia della pesca nipponica analizzerà il contenuto nello stomaco delle balene per verificare la presenza di possibili tracce di materiali radioattivi, versati in mare dopo il disastro nucleare di Fukushima, dopodichè metterà in vendita la carne dei cetacei per il consumo. Il governo nipponico ha cancellato la sua campagna di pesca nell’Antartico dopo la sentenza della Corte, e ha deciso di ridurre la quota di balene catturate nel Pacifico settentrionale a 210 per l’anno corrente (170 in meno che la stagione precedente). Secondo un recente sondaggio, comunque, il 60 per cento dei giapponesi ritiene di dover continuare il programma scientifico di pesca delle balene, nonostante la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia.
Inoltre , le balene potrebbero aiutare a risolvere il problema degli inquinamenti di mare e oceani del nostro pianeta. A causa di vari esperimenti è stato scoperto che nei loro stomaci si trovano plotoni di spazzini efficientissimi: micro organismi in grado di disgregare petrolio e sostanze tossiche di origine industriale. Parola di Morrie Crag, veterinario alla Oregon University (USA), da un anno al lavoro con una sua èquipe per capire come alcuni cetacei siano in grado di tollerare l’ esposizione a composti altamente inquinanti.
Possono essere considerati dei serbatoi di disintossicazione, dove i batteri sono in grado di degradare, fra l’ altro, diversi composti nocivi contenuti nelle piante, che possono avvelenare gli animali domestici (e non solo loro).
A tutto ciò mi limiterei a dire che :
OGNI COSA IN NATURA HA IL SUO RUOLO, NULLA è UN CASO!!! Allora perchè sterminare e uccidere ??
Slo perchè esiste purtroppo l’imbecillità umana. Isabella
Ahahahha non preoccuparti , si è capito lo stesso 😉 già, purtroppo molte volte non si riesce a capire qual’è il limite delle cose! Speriamo bene e che vengano lasciate in pace una volta per tutte!!! baci, Emy!
Speriamo. Dolce notte. Isabella
Manca una ”o” a” solo”. Sorry
Che le stelle possano cullare dolcemente il tuo sonno 🙂 buonanotte anche a te *-*
complimenti x il tuo blog…..Sara
Grazie mille Sara 🙂 Il tuo commento mi onora 🙂 un abbraccio. Emy
un abbraccio a te